Il Brasile, primo importatore mondiale di carne di squalo, la serve in migliaia di istituzioni pubbliche: scuole materne, ospedali, prigioni e caserme. Un’inchiesta di Mongabay solleva dubbi gravi sulla trasparenza alimentare e sulla salute pubblica.
Questa carne è venduta sotto il nome generico di “cação”, termine che non permette ai consumatori di riconoscere che si tratta di squalo. Secondo sondaggi, la maggior parte dei brasiliani non è consapevole di ciò che sta mangiando.
Eppure si tratta di un pesce che può contenere elevate quantità di mercurio e arsenico, sostanze tossiche per l’organismo umano, specialmente per bambini, donne incinte e pazienti fragili.
Dal 2004, oltre 1.000 bandi pubblici hanno incluso la carne di squalo, per un totale di più di 5.400 tonnellate e un valore di almeno 20 milioni di dollari.
L’allarme non riguarda solo la salute umana, ma anche l’ambiente: le popolazioni di squali stanno crollando a livello globale, mentre la domanda continua a crescere – anche, inconsapevolmente, da parte degli enti pubblici.
“Non si tratta di una scelta personale in un ristorante”, spiega l’educatrice Solange Bergami. “Qui parliamo di mense pubbliche, dove si presume che il cibo sia sicuro.”